“Ho cambiato le corde alla chitarra”.
“E io le stringhe all’Universo”.
“Alle scarpe, semmai…”
“Questa ragazza, come si chiama?, quella che si è meritata la Medaglia Dirac…”
“Alessandra Buonanno”.
“Bravo. Brava. È stata una gioia e un pulviscolo interstellare di emozioni”.
“Vero. Mi commuove l’idea che gli immensi segreti delle profondità cosmiche si arrendano docili al sorriso di questo gentile scricciolo dai neuroni al titanio”.
“Ci hai fatto caso? I padri della fisica quantistica si sognavano idee da brividi e avevano spesso nomi divampanti come le meglio rockstar. Pare fatto apposta per rendere pop emozioni puramente scientifiche”.
“Hai ragione, però: Paul Dirac. Si occupa di antimateria con un nome da chansonnier francese…”
“Wolfgang Pauli: più carezzevole di Charles Aznavour.”
“Infatti si occupavano delle stesse cose: ‘Ed io tra di voi’ vale il Principio di esclusione”.
“Schrödinger… siamo materia o onde? Il gatto nella scatola è vivo o morto? Se la tubercolosi, e le amanti, gli avessero lasciato tempo avrebbe scritto rock quantistico da far impallidire i Kraftwerk!”
“I polmoni non lo aiutavano, ma era pieno di groupies…”
“René!…”
“Richard Feynman?”
“Consonante con Richard Clayderman. Pianista istrionico e adoratissimo. Dove si presentava col nome vero: Philip Robert Louis Pages!?”
“A far fotocopie alla Sorbona! Ih! Ih! Ih!”
“Niels Bohr. Con un po’ di lucidità in più ci avrebbe creduto anche Jim Morrison: THE BOHR. E vai con le percezioni”.
“E poi colui che non aveva un cognome, ma presentò all’anagrafe un fulmine globulare: MAX PLANCK! Avrei comprato tutti i suoi dischi solo per godermi il nome in copertina”.
“Planck. Il più rock di tutti. Roba che sir Gordon Matthew Sumner scambierebbe il suo STING con il più perentorio PLANCK”.
“Max Planck… Meglio pure di Pink Floyd…”
“E il papà di quella spaventosa genialata del principio di indeterminazione?…”
“Werner Heisenberg? No, con questo nome lo vedo meglio sulla panchina dell’Olanda ad inventare un’indeterminazione organizzata con la quale finalmente vincere i Mondiali”.
“Se ci pensi, tra musica e robe cosmiche un legame lo trovi da sempre”.
“La musica delle sfere, le vibrazioni delle superstringhe che generano il Tutto, i quanti come le pause, l’entanglement che ricalca la più misteriosa delle rime cuore-amore…”
“Certe profondità quantistiche ti tengono il cuore come le alchimie di un quartetto d’archi o come un accordo dei Genesis o come una suite di Philip Glass, implacabile come una costante universale”.
“Ci stiamo scordando gli italiani!”
“Umpf… Enrico Fermi… Come dire? Presentarsi al premio Nobel con un nome e cognome buoni per un impiego al Catasto…”
“Dai, dammelo un parallelo, un’allusione, un’analogia, una trovata, un…”
“Mettilo assieme a questi qua, a questi strimpellatori di oggi. La Rappresentante di Lista. Bugo. Fulminacci. Lo Stato Sociale. Franco 126. Che roba è? Non sono nomi d’arte, ma nomi di battaglia degli addetti all’Ufficio Tributi!”
“Sei una linguaccia… Allora anche questa adorabile Buonanno…”
“Che c’entra? Lei ha superato le correnti gravitazionali ed i provincialismi. Con quel sorriso e quell’energia costringerà i colleghi ad arrendersi all’ottimismo per 365 giorni l’anno. La chiameranno GOOD YEAR”.
“E via sgommando tra i buchi neri!”