Domeniche pomeriggio d’estate

“Le domeniche pomeriggio d’estate ad Helmond. Subito dopo pranzo, ma molto prima del calcio e delle fidanzate. Oppure la sala d’attesa di un dottore con in mano una rivista di 18 mesi prima, che insegna i passi del ballo di stagione, ormai declassato a disdicevole e presenta amori tra attori divenuti nel frattempo archeologia del pettegolezzo.”
“Di cosa parli Willy?”
“Della noia, Renè. Mi sono accorto che è praticamente sparita dalle mie giornate. Forse da quelle di tutti noi. Oggi si annoiano solo i molto anziani e i reclusi.”
“Aspetta, chiudo facebook, mando uno sfottò sulla Juventus agli amici italiani, guardo gli hi-lights della Eredivisie, scorro i titoli di France Football, metto in stand-by la partita a Play Station col mio amico-rivale di Hong Kong, controllo chi è in testa al Gran Premio dei Vaccini, faccio una capatin…”
“E smettila!…”
“Hai ragione. Dio, come non ci annoiamo!… In caso di pericolo spingere il tasto “aggiorna”: e la noia viene subito decapitata a colpi di smartphone. Pensi fossero meglio quelle estensioni oceaniche di minuti uniformi e vuoti, quando ci separavano per qualche monelleria? Io in soffitta e tu nel fienile..”
“Non lo so. Però la noia è per l’animo come il fodero per la spada. Piano piano, per reazione, la monotonia si increspava e affilava la lama della creazione. Anche un oggetto consueto poteva trasformarsi in un animale fantastico o un congegno per fuggire via e raggiungerti su qualche albero a continuare un’avventura. Ai tempi della noia, la novità non veniva proposta dallo schermo tecnologico, ma dalla fantasia. Le nuvole disegnavano il profilo di un mammut, le onde si rinnovavano in cavalli pazzi, i campi di tulipani si distendevano a perdita d’occhio e il pomeriggio si faceva azzurro. Troppo azzurro e lungo, magari, ma da cantarselo insieme. Penso questo, Renè: la noia era una buona maestra.”
“E ho pure il sospetto che se la facesse con la libertà…”