L’altro zio

Io, Willy, ho sempre straveduto per gli illusionisti. Per i maghi.

Foderavo i manuali di Silvan meglio del sussidiario, piangevo ogni volta che Tony Curtis moriva nella pagoda della tortura cinese per interpretare al meglio il Grande Houdini e al circo mi innamoravo puntualmente della minuscola assistente in guepiere e calze a rete che il prestigiatore tagliava in due.

Sarà stata colpa dello zio Conny e della sua 500.

Lo zio era pertinacemente scapolo. Di conseguenza era tutto per tutti noi: io, 10 anni, il più grosso, e poi mio fratello e le mie due cugine.

Quaranta anni fa l’estate nel Salento non era ancora tarantata ma dolcissima, e lunga. Quando finiva eri cresciuto addirittura di qualche centimetro.

“Il sole ci fa bene”.

Bastava esserne convinti, ai beati tempi dell’ignoranza, e potersi finalmente permettere la 500 per andare al mare.

La 500 bianca era poco più grande di una lavatrice di oggi ed una giornata al mare era una cosa seria.

A dieci chilometri da casa ci aspettavano la vecchia Torre Montipó, dove parcheggiare all’ombra, lu sule lu mare lu ientu, e l’enorme spiaggia bianca da colonizzare. Dal posto di guida scendeva lo zio (chissà perchè i suoi amici lo chiamavano “Montagna”), poi venivano liberate la cuginetta di due anni acciambellata sulle gambe della nonna, la nonna (effettivo comandante in capo dell’orda) e la cassa frigo incastrata tra le ginocchia della nonna.

Poi schizzavano fuori le seconde linee: la cugina di 6 anni (da scollare dalle mie cosce), il sottoscritto (già emulo di “Montagna”), mio fratello (inopinatamente smilzo), l’altra zia, l’ombrellone con cortina, le sedioline ripiegabili, la sporta con pane provola e mortadella, bicchieri, tovagliame, asciugamani, mutande di ricambio, anguria e pure un secchiello e due palette.

“Renè!”

“Zio!”

“Sai cosa stanno pensando quelli laggiù?”

“Quelli bianchi e magri sotto l’ombrellone blu?”

“Caputecazzu! è una 500 con una famiglia al mare, quella lì, o un gioco da prestigiatori ambulanti!?”

Ecco, credo che nasce da quel cappello a cilindro con quattro ruote e due sportelli il mio amore per l’arte dell’illusionismo.

E per gli zii che non si sposano mai…