“Che caldo Renè! Ci vorrebbe un ombrellone, una granita di mandorle e una radio che manda in sottofondo un tormentone.”
“Oh uno di quei pezzi esili come la nazionale spagnola dei nostri tempi? Musica latina e testi frizzanti di playa, cuerpo, bailar y limpieza en seco?”
“Limpieza in cosa…?”
“Ma che ne so. Mi è capitato di sfogliare un libro di un fotografo siciliano, Peppino Leone. E ho trovato una fotografia di Leonardo Sciascia scattata a Cordoba, nella giornata di Pasqua. Nello scatto si vedono, oltre allo scrittore, Lina Wertmuller, Ferdinando Scianna e un cocchiere con una faccia che, negli anni ’60, avrebbe ricevuto un paio di schiaffi da Mario Brega in uno di quegli spaghetti western da due lire che gli italiani giravano, appunto, in Spagna. L’occhio mi è caduto sulla scritta “LIMPIEZA EN SECO” su quello che sembra un manifesto alle spalle di Sciascia. Non è un nome d’incanto?”
“Certo Renè! Ascolta il tuo gemellone letterato: LIMPIEZA EN SECO evoca il lavoro di pulizia sulla parola (parola esatta, limpida) che Sciascia applicò al suo scrivere. La stessa nettezza che ha l’aria ferma. L’identica secchezza del cavaliere al passo su strade polverose con la terra che si solleva in piccoli sbuffi all’incedere dello zoccolo e subito ritorna al suolo. LIMPIEZA EN SECO. Limpidezza in uno stile secco. Gli abitanti di Cordoba hanno voluto celebrare i doni di quel Santo letterario portato in processione per le strade. Un particolare senza significato che, messo lì, diventa allusione e interpretazione.”
“Lascia perdere Willy, Ho appena controllato su Google Translate. LIMPIEZA EN SECO significa LAVASECCO. Ma consolati, l’ignoranza della lingua è a volte sapienza della fantasia. E questo contrasta quel mondo prosaico e povero di segni, dove le cose parlano con una voce sola. Anche se un mondo così, a Sciascia sarebbe piaciuto.”