Milva

ALLORA… AUFWIEDERSEHEN, MILVA.
Deve essere un gesto consolatorio. Anzi, lo è. Consolatorio e di frantumazione dei macigni, insieme: tornati a casa da un funerale si sfogliano sempre le vecchie foto…
“Ti ricordi la neve a Berlino Est?… non gli stava male la barba a Franco… anzi!… e qui, che anno era alla piramide di Cheope?… ma davvero a Poggibonsi guidava Giusto Pio? Ah le donne di un tempo… “
Poi i giorni dopo le scatole di latta tornano al potere e si tirano dentro gli album dei ricordi. Con gli artisti però sai che ci si reincontra perché un’artista non va mai via del tutto.
Ci prenderai alle spalle e al cuore, forse per reazione, tra i nuovi grattacieli dell’Alexander Platz o per consonanze in un vecchio hotel di qualche periferia italiana. Con più certezza tra i solchi di un CD, in una sera in cui la nostalgia o la voglia di farsi scompigliare emotivamente ai più disparati livelli sceglieranno te, Milva… Tra le fisiognomiche, le energie, gli azimut e le legioni straniere di un decennio d’oro della musica italiana…
Allora ritornerai a raccontarci di quando hai svegliato l’amante che dorme e hai proposto e consentito a sua maestà Franco Battiato un armistizio nella lunga lotta con le passioni. Con te si è permesso quei quattro passi a piedi fino alla frontiera, a frequentare più da vicino un sentimentalismo meno sorvegliato, arrischiando documenti falsi al check point pur di svelarsi segnali inconfessabili di vita…
Lì, al di là del muro… struggimenti per un amore emigrato, desideri, tensioni di coppia facilmente cancellabili. E confidenze di una passione “tienimi vicino a te, non lasciarmi mai…”
Quella Frontiera è invalicabile, certo, ma intanto vengo con te…