René e Willy rubano palla a Umberto Eco

“Willy, abbiamo vinto i mondiali del ‘78 e Umberto Eco non aveva capito niente!”
“Renè, hai fatto di nuovo bisboccia ieri sera? Non hai più l’età…”
“Ascolta. Sono passato dal barbiere. Uno di quei giovanotti che se non stai attento ti fa uscire dal salone con delle sciabole gelatinate extrastrong sulla testa. Un tipo nuovo in città, pare mezzo sudamericano. Non mi ha riconosciuto e ci siamo trovati a parlare di pallone. Ha cercato di convincermi che i veri vincitori di quei Mondiali, tutti angus, colonnelli e macellai, siamo noi”.
“Vincitori morali, certo. La consolazione delle scamorze…”
“No, no! Mi ha dimostrato che l’arbitro Gonella commise, magari in buona fede, magari per paura, una serie di errori tecnici che rendono invalida quella finalissima. È un fatto di cui già si discute alla FIFA. Glielo ha detto un suo cognato che lavora a Zurigo e che ogni mattina vede Infantino nel bar dove lavora. Il cognato, non il presidentissimo del calcio mondiale. Inoltre sosteneva di avere prove irreprensibili (mi ha detto proprio così: irreprensibili) che il Perù si era lasciato convincere a perdere 6-0 con l’Argentina in cambio di un regime doganale di favore per la chicha morada. Sta tutto sulla sua pagina Facebook, Francisco el Peluquero”.

“E quindi Umberto Eco aveva ragione e non torto…”
“Prego?”
“Quella cosa che si legge su tutte le bacheche: i social network hanno dato cittadinanza a legioni di imbecilli eccetera eccetera che ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel eccetera eccetera e danneggiano la collettività. ”
“Eh no. Altro che imbecilli da bar… internet ha dato voce a legioni di specialisti, allargando la platea di professori e ricercatori che prima parlavano solo su riviste iper specializzate o in convegni appartatissimi, loro sì senza danneggiare la collettività. Nessuno li ascoltava o comunque nessuno li capiva.”
“Renè, quella che ti ha raccontato il figaro de las pampas è sicuramente una panzana con nulla di reale. Ciò nonostante non dubito che possa dimostrarti che è vera.”
“Ti sei convinto, allora!?”
“Che sia una tragedia, certo. Oggi il problema vero non è che queste persone abbiano una tribuna da cui parlare al mondo. Il vero problema è che ciascuno in rete può trovare una notevole mole di dati, inchieste, testimonianze, studi pronti a confortare anche le teorie più bizzarre. La verità lascia il campo a delle realtà. ”

“Aspetta, aspetta… Mi stai dicendo che si è capovolto il mondo? In effetti non si raccolgono più osservazioni per trarne una verità. Al contrario: di un problema si sceglie se la soluzione è il bianco o il nero, e poi si va in cerca di tutto ciò che serve per sostenerla fino alla morte e alla morte di social.”
“Bravo. E più sei un minchione in cerca di gloria più facilmente sceglierai di issare sulla tua personale tribuna la bandiera con un membro maschile disegnato sopra”.
“La bandiera dei cazzàri…”
“Ti dico di più. Se hai due gocce di pazienza, presto qualsiasi tesi trova uno o più laureati disposti a sostenerla, secondo la filosofia della ricerca indipendente. Chessò? Un paradossale invito al consumo di carne umana?… troverai un antropologo con tanto di dottorato che ha vissuto per decenni nel Borneo a contatto con una tribù di cannibali che hanno sviluppato una società felice. E ci sarà sempre uno studio prodotto da un’Università del Wisconsin con dati e tabelle pronte a dimostrare la bontà di un regime alimentare a base di carne umana”.
“Ti sei scordato che Hannibal Lecter era un medico? Ma io non capisco nemmeno più i premi Nobel. Quelli della pace a Obama o ad Arafat o a Peres e Rabin… Mi dici cosa hanno pacificato?”
“Certi Nobel andrebbero proprio messi a tacere”.

“Ho nostalgia della televisione che ‘l’hanno detto in televisione’, del sussidiario che si allarmava quando sulla terra eravamo tre miliardi e mezzo, del parroco che ti dava sempre la bacchettata giusta e di quei giornalisti che venivano a chiedertelo, che cosa pensavi dell’allenatore cazzone, invece di guardare le tette al vento della tua fidanzata su Instagram per ricavarne auspici sul tuo stato di forma”.
“Allora non facciamola troppo lunga. In fondo aveva ragione il nonno quando diceva che il troppo è come il mancante. Non aveva studiato come Umberto Eco, ma aveva proprio ragione.”