Almeno quello…

“In queste notti di svogliata estate, una specie di dolcezza si attanaglia al cuore. Anzi, un fastidio di extrasistoli. È stato tutto molto bello, Renè.”

“Anzi, per noi doppiamente bello.”

“Eppure ripiegando crepuscoli, maglie arancioni e malinconia, certe sere uno sberleffo su carta Kodak in un cassetto mi ricorda che anche noi si ha qualche maledetto “e se quella volta avessi…”

“Per esempio?

“Argentina ‘78.”

“Lo sapevo. Mai una Annelise o una Francesca o una Xylia…”

“Pensavo al Profeta. Perchè Cruijff se la fece sotto? Perchè se ne restò a casa?  Avrei potuto convincerlo? Cambiava la storia del pallone, e la nostra, se alla vigilia della partenza per Argentina ‘78 gli avessi telefonato? “

“E se invece di seguirti al Twente a sedici anni, invece di astenermi anche dai baci (mai l’amore prima della partita!…), avessi permesso a Ingrid di Helmond di entrarmi in tackle sul cuore e dargliela vinta per ogni giorno della mia vita a seguire?”

“Infedele come sei, saresti ugualmente qui a rincoglionirti di malinconia. Ingrid… Cosa ne è stato?”

“Le è andato tutto male. Ci sentiamo ancora. Poco. Ci leggiamo. Questi whatsapp, messenger e macchine-per-il-rumore varie…”

“Si potesse riavvolgere il nastro…”

“La fantasia e il cuore sanno farlo. Due dementi allucinati…”

“Pronto? Pronto, Johan… devi ascoltarmi… non puoi lasciarci andare da soli. Noi non siamo l’Olanda: siamo l’Olanda-di-Johan-Cruijff. A Buenos Aires saremo al culmine della nostra mostruosità calcistica, non tornerà più un’occasione di gloria così. “

“Ingrid… Sai quegli imprevisti che riallacciano? Ci provano, almeno… Dove ti reincontrai? C’è pioggia in questa notte di una primavera inodore, intorno… E un coinvolgimento lieve sfuggito nascosto o immaginato tra le lettere di un qualsiasi “sono a letto”…  O tra certe righe serali di Houllebecq, casuali come un tuffo al cuore…”

“Johan, ma cosa te ne frega dei colonnelli? Saranno cazzi loro, no?… Anzi metterai pure loro col culo a terra, con quella finta che manda tutti al mare: la Bellezza che lascia in mutande la volgarità del Potere.”

“So riavvolgere un nastro, Ingrid, anzi due. È possibile, per prodigio o smania, recuperare un momento forse mai esistito… ecco, sei di nuovo quella ragazza alla quale un pazzo dice “è con lui che dovresti condividere il viaggio”.

“Johan, mi stai prendendo per il culo. Non hai bisogno degli spiccioli della federazione, lasciali perdere quei pidocchiosi. Considera tuo il premio mio e di Renè. Diventiamo i Campioni del Mondo, ti prendi i soldi e siamo Immortali: quanti fiorini può valere questo?”

“Eccoci lì, Ingrid, quando si era ancora a tempo, il nastro può ripartire in un vortice a due, cinquant’anni prima di questa notte di pioggia, quando tutto era più semplice, quando tutto era pronto per accadere diversamente, quando un altro viaggio era ancora possibile. “

“Johan, la scusa di tua moglie che in Argentina non ci viene con me non attacca. Sei il Profeta e questo è il tempo in cui tutto deve accadere. Vivere per sempre o rimpiangere in eterno, Johann. Dei o ciarlatani. Adesso o mai.”

“Fino a ritrovarsi svegli qui e ora per godere di un rumore di pioggia, Ingrid, del petricore della terra bagnata…”

“Ho capito… scusami, Johan… no, non lo dirò a nessuno. Non sapevo… Non la nostra immortalità, ma la vita di chi si ama… Qui e ora, è ciò che importa davvero. Avrei fatto così anch’io… Sei rimasto comunque indimenticato, sai?…”

“…dentro la stessa stanza, dentro lo stesso letto, dentro una stessa notte, io e te. Cinquant’anni dopo…”

“Renè…”

“Willy…”

“Hai restituito la felicità a Ingrid?”

“No. Tu? Hai cambiato l’albo d’oro dei Mondiali?”

“No.”

“Non si fotte il destino…”

“…però lo abbiamo sognato.”

“Almeno quello…”